#SostieneTeresa. In contatto con Milano, sempre. Tre idee per fare in modo che succeda ogni giorno, ogni ora, per cinque anni. Di Massimiliano Sossella

Sostiene_Teresa_Massimiliano

La campagna elettorale porta-a-porta è una bella cosa. I candidati camminano per le strade della loro città, ascoltano, si confrontano, si beccano applausi e/o insulti, e insomma ci mettono la faccia. Confrontarsi con una persona in carne e ossa, e non con la kasta, un moloch astratto responsabile di ogni male, consente di riportare tutto a una dimensione di verità, di confronto autentico. Aiuta a crescere sia la persona-politico che la persona-cittadino che si incontrano. Poi la campagna elettorale finisce, le elezioni vanno come vanno e gli eletti tornano a chiudersi nelle loro stanze. A lavorare, per carità, perché è quello che devono fare. Ma allora diventano come tutti noi, gente che lavora e che passa le giornate correndo su binari sempre uguali. Edifici, tragitti, stanze, facce sempre uguali, giorno dopo giorno. Tutto il resto rimane al di fuori, si sfuoca, finisce per essere dimenticato. Gli elettori diventano numeri, non più persone. L’unica realtà resta quella che gli eletti vedono tutti i giorni. E mese dopo mesi perdono il contatto con la realtà fuori da quelle stanze. E se questo, come politici, è un problema loro, che pagheranno alle prossime elezioni, diventa un problema di tutti quando sono gli amministratori della nostra città. E’ un problema di tutti e lo pagheremo tutti, oggi e domani.

Teresa ha fatto una promessa, nella sua campagna elettorale, scegliendo lo slogan: IN CONTATTO CON MILANO, SEMPRE. Io le credo. Ma in concreto, come si fa? Mettendo il tema nelle priorità dell’amministrazione. Il che vuol dire: assegnargli tempo e risorse. E poi stabilire delle procedure. Una procedura è una routine di controlli che assicura che tutto funzioni, senza doverci mettere una pezza quando ormai è troppo tardi, quando è scoppiato il bubbone. Pensate alla manutenzione degli aerei: i check periodici assicurano che non si verifichi un malfunzionamento quando l’aereo è in volo, perché allora è troppo tardi. Perciò il tema dell’ascolto e del dialogo non può essere legato a iniziative estemporanee o a mettere una pezza quando la gente è incollerita. Ci dev’essere un programma, una routine. Ecco alcune idee:

1. IL CONSIGLIO COMUNALE ITINERANTE – Okay Palazzo Marino, ma almeno una volta l’anno il Consiglio si riunisce in ognuna delle 9 Municipalità, a porte aperte. Fatevi vedere dal vivo, metteteci la faccia.
2. L’AMBULANTE COMUNALE – Un incaricato del Comune (magari parte di un consiglio di volontari, anziani del quartiere) gira costantemente per la Municipalità parlando con i cittadini nei luoghi di aggregazione, raccogliendo proteste e proposte, e ne dà conto in un registro online. Non un ombudsman, un difensore civico, ma un ascoltatore civico. Ognuno dei “ticket” aperti può essere seguito nel suo iter verso la presa in carico da parte del Comune: se viene risolto viene flaggato di verde, se no resta rosso e si spiega perché.
3. IL TRAM CHIAMATO DESIDERIO – Un tram brandizzato dal Comune di Milano gira per tutta la città, 7 giorni su 7, 12 mesi su 12. A ogni fermata chiunque può salire e sedersi davanti a una telecamera per dire al Sindaco quali sono i suoi desideri, cosa vorrebbe che succedesse a Milano, proprio come se l’avesse davanti a sé. E il bello che ogni tanto, a sorpresa, il Sindaco c’è davvero, per cui il cittadino le cose può proprio dirgliele in faccia. Possiamo immaginare che video strepitosi ne verrebbero fuori. Dal punto di vista pratico questa idea è forse meno efficace delle precedenti, ma dal punto di vista simbolico, beh, per me potrebbe fare la differenza.

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